Halloween II – Oltre il remake

Aggiornato il Ottobre 16, 2009 da Il Guru dei Film

Film: Halloween II

A due anni di distanza dal remake del classico di John Carpenter, Rob Zombie firma anche il secondo capitolo della saga del super cattivo Michael Myers e di Laurie Strode, tenendo conto del seguito diretto all’epoca da Rick Rosenthal.

 

 

Halloween 2, come è stato raccontato dallo stesso Rob Zombie (a proposito, il suo vero nome è Robert Bartleh Cumming), è il frutto di un ripensamento. Dopo il remake di due anni fa del classico di John Carpenter il fondatore dei White Zombies nonché regista della Casa del diavolo, era esasusto, stressato dallo sforzo di conciliare la sua creatività con il rispetto per un maestro come Carpenter e deciso a non mettere mai più mano a un Halloween. Ma quando ha capito che ci sarebbe stato un due anche senza di lui, ha realizzato che non se la sentiva di lasciare Michael Myers e Laurie Strode, che ormai sentiva come suoi personaggi, alla mercé di un collega. Così il regista horror-metallaro si è messo dietro alla macchina da presa di Halloween 2 e il bello è che ha tenuto conto anche del seguito che Rick Rosenthal ha diretto del film di Carpenter.

Il film prende le mosse esattamente da dove finisce il primo, quando si pensa che Michael Myers è morto e Laurie Strode è in ospedale, sanguinante e sotto choc. Naturalmente Myers, un’icona dei super cattivi dell’horror contemporaneo, è vivo ed è ancora in cerca di Laurie che, nel frattempo, cerca di rifarsi una vita ed è andata a vivere a casa della sua migliore amica, Annie, e di suo padre. Ma la sua psiche risente pesantemente dell’incontro ravvicinato con l’omicida mascherato. Chi invece fa di questa esperienza un mezzo per avere successo e popolarità è il dottor Loomis, lo psichiatra che ha scritto un libro sull’assassino e su come sia riuscito a sfuggirgli.

Film: Halloween II

Nonostante l’attenzione al film di Rosenthal, Halloween 2 è in puro stile Rob Zombie: girato in 16 mm per ottenere un’immagine sporca e con una scelta di luci che lascia alcune sequenze volutamente buie, mescola accenni psicanalatici (soprattutto nel raccontare i labirinti della mente di Myers) alla paura, fa dell’horror un elemento della quotidianeità, generando tensione. C’è tanto sangue in questo film, le lame del coltello fanno gli straordinari e urla e visioni lugubri si susseguono come i ciclisti in gruppo sulle strade del Tour de France. Non manca la critica a chi, come il dottor Loomis, sfrutta la paura e il dolore per fare fortuna. Da bravo regista horror post moderno, Rob Zombie aggiunge al tutto un tocco di cultura pop, spargendo dosi di ironia e una ricercata sgangheratezza che in realtà è uno stile.

Tra i camei, val la pena di ricordare quello di Weird Al Yankovich, geniale rilettore in chiave comica di pagine rock un po’ sparito dalla circolazione. Come sempre nei film di Rob Zombie, la star femminile è Sheri Moon, la "signora Zombie".

Paolo Biamonte