I, Frankenstein (2014)

Aggiornato il Settembre 8, 2014 da Il Guru dei Film

Un action horror ispirato al mito di Frankenstein e alla saga di Underworld.
Una creatura immortale composta da parti umane, nata da un esperimento di Victor Frankenstein, diviene il contendere tra gli esseri angelici dei Gargoyle e gli infernali Demoni, due clan mostruosi che da secoli si combattono nascosti dall’umanità …

 

Il principe dei demoni Naberius vuole carpire i segreti della creatura di Frankestein che ora vaga con il nome di Adam, non sarà facile visto che la regina dei Gargoyle ha ordinato di proteggere l’essere dalle sembianze umane.

Uno di quei film che ti fanno esclamare: perché? La risposta è: Kevin Grevioux, l’ideatore-produttore di “I, Frankestein”, colui che è riuscito a trovare un capitale di oltre 60 milioni di $ per realizzarlo, un’esagerazione, ne bastavano 40 al massimo. Grevioux è (stato) uno dei produttori e sceneggiatori della serie “Underworld”, nonché uno degli interpreti nel ruolo del gigante nero visto nelle file dei Lycans. Ecco spiegata l’influenza pesante di “Underworld” in “I, Frankestein” che, inoltre, è tratto da una graphic novel dello stesso Grevioux, in cui i vampiri e licantropi sono sostituiti da Gargoyle (nell’immaginario figure mostruose che venivano utilizzate per modellare gli ornamenti/doccioni delle chiese gotiche) e Demoni, il nostro non disdegna anche in questo caso di comparire in un piccolo ruolo che non sfugge visto la mole imponente dell’attore e la testa completamente glabra. La particolarità maggiore risiede nella forzata intrusione della creatura/mito di Frankenstein, qui fatto passare come una figura reale e assecondato dagli studi di Grevioux in microbiologia e ingegneria genetica, riletto con una veste poco mostruosa, più cool e con le fattezze di Aaron Eckhart.

Eckhart in fondo non è male come Frankenstein (creatura) dal capello lungo, almeno nel prologo che fa ben sperare con ottimi scenari e una lugubre fotografia, è pure di bell’aspetto nonostante alcune cicatrici in volto. Ma già nella prima apparizione dei mostri alati (Gargoyle) e demoni che deve fronteggiare, si intuisce che siamo dalle parti di un cinema ridondante di effetti speciali e con poche idee. Per capirci: l’esempio più calzante è il “Van Helsing” di Sommers, cosa che può fare scappare a gambe levate in molti. Insomma bisogna avere una bella pazienza a vedere questi mostri poco convincenti che feriti a morte esplodono in mille pixel di computer grafica luminescente: i Demoni discendono (verso l’inferno) tra fiamme arancio-rosse, i Gargoyle ascendono (verso il cielo) con bagliori azzurri, ammazza che fantasia. La cosa più fastidiosa resta l’estetica poco riuscita dei Gargoyle, dei pupazzoni alati che paiono troppo finti, idem per i demoni che hanno le facce cattive di un mostriciattolo della serie “Buffy”.

Il film è una co-produzione Australiana-americana e si vede nella composizione del cast, con le australiane Miranda Otto nel ruolo della bella regina dei Gargoyle e la giovane scienziata di Yvonne Strahovski (Dexter), australiani sono anche Jai Courtney (Die Hard 5) nella parte dell’antipatico guerriero Gargoyle Gideon e il regista Stuart Beattie che non eleva “I, Frankenstein” da una noia di fondo costante. Gargoyle e Demoni se ne danno di santa ragione ma fanno poco per nascondere la loro presenza, in teoria combattono all’oscuro dell’umanità, cosa che lascia perplessi in più di una sequenza in cui i cieli della città sono infestati da mostri alati (mah…), in “Underworld” la diatriba tra vampiri e Lycans era più discreta, un’altra parentela con la serie “Underworld” è l’attore Bill Nighy che interpreta sempre lo stesso ruolo di mostro cattivo.

Il Frankenstein di Eckarth intanto gira spaesato come il suo personaggio che si domanda a un certo punto chi è, alla fine era meglio fare un film incentrato solo su di lui, dopo il prologo ambientato nel 1700 Adam si ritrova ai giorni nostri vestito con felpa a cappuccio e cappotto trendy, inoltre è armato di due bastoni che fa ruotare con abilità contro i nemici. Curiosa la scenografia del quartier generale dei Gargoyle, una chiesa gotica con innumerevoli guglie che ricorda il Duomo di Milano, anche da questo punto di vista il film non riesce a sorprendere con la solita ambientazione urbana dark notturna, ormai abusata nel filone da almeno 20 (30?) anni. Il finale apre a un sequel che non vedrà mai la luce dopo gli incassi molto deludenti, non difficili da prevedere visto l’azzardo, o meglio il pasticcio, messo in piedi, per non parlare del titolo che poteva essere congegnato meglio.

  

Tit.originale: I, Frankenstein
Paese: Australia/USA
Rating: 4/10