Aggiornato il Gennaio 13, 2011 da Il Guru dei Film
"La mano sinistra della violenza" si trasforma cosi nel revenge-movie definitivo, in un crescendo drammatico debordante, con il Lei Li di David Chang eroso in un dolore insopprimibile, caricato da una nuova forza e racchiuso nella magnifica sequenza della spada appoggiata alla fronte, in cui giura di lavare con il sangue la morte del suo unico amico. Le gesta dell'eroe assumono cosi una potenza incontenibile, giustificate da un odio cieco verso l'ingiustizia e la malvagità, ripagate con una violenza immane tradotta nel leggendario scontro sul ponte, a ridosso del castello della Tigre, un confronto uno contro 100 (se non di più) incredibile, girato da Chang Cheh in una cavalcate di morte e coreografia esplosiva che non ha eguali. Lei Li si scaglia contro decine di avversari che sbucano ovunque, seguito da Chang Cheh a ogni passo, negli scenari magnifici e ricostruiti per l'occasione della pagoda e del ponte, infestato di cadaveri e corpi agonizzanti, sin dentro il castello, dalle pareti schizzate dal sangue provocato dalla furia della vendetta. Il confronto finale tra Lei Li e Lung è oltre le aspettative, un magistrale lavoro di montaggio, coordinazione, arti marziali, con la famosa tecnica delle tre spade lanciate in volo, segnato da un senso epico e carisma che può essere visto come il vertice di un intero genere, simbolo di una scuola di cinema, quella di Hong Kong, che in materia di azione non ha rivali.
Disponibile in dvd di ottima qualità e scintillanti immagini, purtroppo il film ha un doppiaggio nuovo inferiore all'originale dove il grande Romano Malaspina (tutti si ricordano di Actarus in "Atlas Ufo Robot") prestava la voce a Ti Lung, inoltre diversi termini (il castello della Tigre viene ora chiamato "villa"…!?…) e frasi sono cambiati. Anche la colonna sonora purtroppo differisce, forse per la ristampa del catalogo Shaw bros della Celestial avvenuta nei primi anni 2000, più pulita e meno cupa di quella conosciuta nel passato per l'incedere drammatico e fosco, piena di distorsioni di chitarre elettriche che sottolineavano i momenti topici in questo caso smorzate, se non addirittura assenti. Per "La mano sinistra della violenza" il termine capolavoro non basta, semplicemente oltre.
"Viviamo in una società molto depressa, in un'epoca molto depressa, e i film di violenza si addicono alla nostra epoca, alla nostra società, ci sentiamo insicuri, senza speranza, e l'esibizione di forza che c'è in questi film ci da come sicurezza, speranza. Voglio dire che in ciascuno di noi vi è il bisogno di esplodere e, per soddisfare tale bisogno, vi sono solo due cose: il sesso e la violenza. C'è altro però, c'è il fatto che chiunque non sia al potere odia il potere e tende a ribellarvisi. Non ci riesce, è impedito dalle leggi, e si arrabbia. Per calmare la rabbia, per dimenticare la sua impotenza, va a vedere film dove l'oppresso spacca tutto e finisce con lo sgozzare colui che rappresenta il potere"
Chang Cheh (tratto da "il cinema del kung fu", 1989, di Riccardo Esposito)
Titolo Originale: "The new One Armed Swordsman"
Paese: Hong Kong
Rating: 10/10